La Servitization come leva di business nel mondo del packaging

La Servitization come leva di business nel mondo del packaging

L’aggiunta di servizi basati sul digitale volti a ottimizzare il funzionamento delle macchine per il packaging può rivelarsi una fonte di ricavi supplementare.

Non soltanto un semplice riempitivo o involucro del prodotto in sé: ormai il packaging, in carta o plastica, gioca un ruolo fondamentale come forma di marketing indiretto.

L’imballaggio consente di determinare la visibilità e le caratteristiche di un brand al cliente finale, attraverso un impiego sempre più accorto e ragionato di immagini, colori e caratteri tipografici. Inoltre, l’accoppiata con i QR Code rende possibile la trasformazione del packaging in una importante fonte di informazioni per il cliente finale. I brand possono inoltre allargare notevolmente la quantità e la qualità dei propri messaggi,  migliorando la customer experience.

Rispondendo al contempo alla richiesta dei consumatori che vogliono conoscere più a fondo la storia e l’origine delle referenze acquistate, con una particolare attenzione alla effettiva sostenibilità ambientale dei prodotti stessi.

Il primato dei costruttori italiani di macchine per il packaging

Poco noto, forse, che dietro gli imballaggi che tutti noi maneggiamo c’è dietro un settore produttivo e industriale molto ben ramificato nel nostro Paese, quello dei costruttori italiani di macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio.

Secondo i dati dell’UCIMA (Unione costruttori italiani macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio) le 631 aziende della Penisola hanno chiuso il 2018 con un fatturato totale di 7,85 miliardi di euro, in crescita del 9,4% sull’anno precedente. In particolare le vendite sul mercato nazionale sono state pari a 1,6 miliardi di euro, in crescita del 10,7% sull’anno precedente, mentre quelle sui mercati esteri hanno superato I 6 miliardi di euro (6,2) con un tasso di crescita del 9%.

Numeri che permettono agli operatori di contendersi la leadership mondiale con la Germania, generando un quarto dell’export mondiale di macchine. Una forza che testimonia la capacità dei produttori italiani, che in questa fase devono essere capaci di costruire macchine in grado di rispondere alle sempre più articolate esigenze delle aziende utenti in materia di packaging.

Automazione industriale e innovazione per il packaging

 In tempi in cui la personalizzazione e la diversificazione sono le tendenze regine di tutti i mercati, l’imballaggio gioca un ruolo sempre più cruciale. Per ogni singolo prodotto possono essere previste dozzine di varianti di packaging differenti, che possono ulteriormente aumentare quando gli articoli sono concepiti anche per l’esportazione.  Per reggere queste e altre richieste, i costruttori di macchine per il packaging in questi anni hanno dovuto effettuare un’evoluzione in ottica 4.0, investendo cioè in misura significativa nelle moderne tecnologie digitali.

Automazione industriale e digitalizzazione sono parole chiave per costruire il packaging 4.0 : il mercato internazionale chiede tecnologie sempre più interconnesse, capaci di abbreviare i tempi di lavorazione, ridurre gli ingombri fisici dei macchinari e fornire informazioni sempre più accurate sulle capacità produttive. In particolare, grazie alla digitalizzazione avanzata e all’applicazione della sensoristica IoT, si cerca di arrivare a una manutenzione di tipo predittiva,

caratterizzata da macchine industriali capaci di effettuare vere e proprie auto diagnosi del proprio funzionamento. Evitando così fastidiosi e intempestivi stop alla produzione, fattore cruciale per allungare la vita utile delle macchine, nonché per ottenere cospicui risparmi di costo.

Altro punto cardine del packaging 4.0 è la sicurezza: che va intesa sia come la resistenza della confezione (per esempio, in alcuni casi, i packaging e gli imballi vengono esaminati attraverso veri e propri “crash test” e simulazioni delle sollecitazioni a cui saranno sottoposti durante un viaggio per valutarne la resistenza agli urti) sia come capacità di difendere e mantenere inalterato il contenuto.

Tutto ciò può essere ottenuto attraverso la ricerca di materiali dalle particolari caratteristiche isolanti, oppure mediante confezioni pensate per aumentare la shelf life (la vita commerciale a scaffale di un prodotto) grazie a peculiari caratteristiche di progettazione.

L’impatto di Industria 4.0

Industria 4.0 ha il potenziale per alterare radicalmente tutte le fasi del mondo del packaging, dando vita a nuove efficienze e una accuratezza senza precedenti negli scambi di dati, creando così una catena di approvvigionamento più snella e reattiva. Dietro questa rivoluzione ci sono le nuove tecnologie come Internet of Things, robotica, cloud computing e intelligenza artificiale che hanno la concreta possibilità di trasformare gli impianti di produzione industriale.

Per quanto riguarda la robotica, occorre considerare che le classiche attività di packaging sono caratterizzate da mansioni e operazioni piuttosto ripetitive che, però, necessitano di una estrema precisione. Anche un piccolo errore da parte dell’operatore può essere tale da compromettere il risultato finale. Diventa quindi indispensabile intraprendere una strategia di automazione dei processi, in particolare attraverso l’utilizzo della robotica.

C’è da sottolineare come, sinora, nel mondo del lavoro l’interazione diretta uomo-robot sia stata complicata a causa del rischio di incidenti e lesioni per il personale, tanto che umani e robot hanno lavorato su parti del processo separate. Ma le nuove generazioni di robot collaborativi, i cobot basati sull’intelligenza artificiale, sono in grado di consentire il lavoro a stretto contatto, aumentando di conseguenza l’efficienza e la produttività del packaging, dando vita a macchine automatiche. L’intelligenza artificiale, in particolare il machine learning, gioca un ruolo chiave anche nei software che sono alla base dei sistemi di automazione industriale utilizzati nelle macchine per il packaging.

Prima dell’avvento di Industria 4.0, infatti, la programmazione software di queste macchine era sostanzialmente statica nel tempo e poco flessibile. Oggi invece le nuove tecnologie come Ai e machine learning consentono alle apparecchiature di riprogrammarsi praticamente in tempo reale, in funzione dei dati raccolti e degli obiettivi.

L’evoluzione 4.0 del mondo packaging

Più in generale, nel packaging 4.0 le macchine produttrici devono essere in grado di gestire nella maniera più rapida possibile le evoluzioni del mercato e della domanda dei clienti finali, riuscendo a produrre in maniera rapida le soluzioni di packaging desiderate dalle imprese.

Per riuscire in questo senso, da un lato occorre una stretta integrazione tra hardware e software, dall’altro è invece necessario un controllo della produzione costante e in tempo reale. Occorre poi considerare che le tecnologie digitali che caratterizzano Industria 4.0 possono facilitare la collaborazione in tempo reale tra gli attori che a vario titolo intervengono nella filiera complessa del packaging.

Favorendo l’integrazione e lo scambio di idee, nonché individuando errori e inefficienze già nel processo produttivo e ridurre così al minimo i possibili effetti collaterali. In particolare la connessione assicurata dalle tecnologie IoT permette di coinvolgere anche i clienti finali, vale a dire le imprese acquirenti delle macchine utensili.

L’utilizzo di apparecchi produttivi in perenne connessione con l’esterno assicura la produzione costante di dati e informazioni, che possono essere adeguatamente utilizzati per favorire un’esperienza più appropriata alle peculiari esigenze e più personalizzata.

Il paradigma della servitizzazione

In effetti il mondo del packaging appare perfetto per sviluppare fino in fondo le conseguenze di Industria 4.0, sposando l’ormai consolidato approccio della servitizzazione (servitization), cioè della possibilità di andare oltre il prodotto in sé – in questo caso le macchine adibite alla produzione di packaging – uno o più servizi complementari.

Un paradigma che prende le mosse dall’attuale situazione globale di mercato: in un mondo sempre più esposto alla competizione globale, l’unica possibilità di sfuggire al pericolo comoditizzazione passa dalla possibilità di offrire servizi a valore aggiunto per il cliente finale. Partendo dal presupposto che quest’ultimo valuta sempre di meno il prodotto come un bene in sé, quanto piuttosto in riferimento a quanto ciò che il suo utilizzo gli permette di fare. Il dato di fatto è che, sempre più spesso, i produttori di macchine per il packaging si sono attrezzati per offrire un servizio di availability, facendosi dunque carico del funzionamento della macchina sul lungo periodo, offrendo altresì supporto e assistenza.

Oggi infatti sempre di più le moderne tecnologie digitali – a partire dall’IoT – permettono infatti ai produttori di beni, che hanno già una profonda conoscenza delle modalità di funzionamento dei loro prodotti, di monitorarne a distanza anche l’esperienza di utilizzo da parte dei clienti. Come accennato in precedenza, la logica è quella della manutenzione predittiva, consentendo di ottimizzare il funzionamento del bene in termini di produttività, sicurezza e affidabilità.

Inoltre si può prolungarne la vita utile offrendo così una combinazione (bene+servizio) in grado di aumentare il valore per l’impresa utente. Che, tra l’altro, può godere di un servizio utile alla massimizzazione della sua produttività facendo riferimento a un unico interlocutore, quasi sempre veicolato con accessibili offerte ad abbonamento. I benefici della servitizzazione sono notevoli anche dal punto di vista dei fornitori di tecnologie per il packaging: innanzitutto il servizio erogato consente di aumentare i ricavi che, come detto, sarebbero altrimenti esposti al rischio comoditizzazione.

Soprattutto, l’offerta di un servizio aggiuntivo come la manutenzione predittiva rende possibile rafforzare la relazione con l’azienda utente nel corso del tempo, slegando questa relazione esclusivamente dal fattore prezzo. Ovviamente, l’adozione di una strategia di servitizzazione non può essere improvvisata dagli attori del mondo industriale: oltre all’adeguata comprensione del funzionamento delle tecnologie hardware (a partire dalla sensoristica IoT), occorre portarsi in casa competenze capaci di gestire e interpretare il massiccio afflusso di dati prodotto dalla connessione delle macchine.

Non è un caso che anche le aziende del packaging stiano oggi assumendo figure come data scientist e data engineer, capaci di scaricare a terra il valore della servitizzazione.

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