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Microsoft Azure per Industria 4.0 – Parte I

Questo è il primo di una serie di articoli in cui si cercherà di rendere più chiara la tematica, affrontandola dal lato tecnico e specificatamente dal lato Cloud, in particolare quello di Microsoft Azure.

Di questo fenomeno viene quasi sempre pubblicizzato il lato fiscale dal punto di vista dell’imprenditore.

Proprio per questo il Ministero dello Sviluppo Economico ha approntato una serie di manovre atte a favorire l’implementazione di Industria 4.0, permettendo di dedurre i costi nel corso degli anni.

Indicati la strada e il vantaggio immediato, spesso l’imprenditore si trova spiazzato nel procedere perchè non conosce due aspetti:

1. Quali sono i benefici a lungo termine del passaggio all’Industria 4.0 e i costi a cui è sottoposto;
2. Come effettivamente inserirla in azienda, e, per quanto gli compete, qual è la tecnologia alla base.

Questo è il primo di una serie di articoli in cui si cercherà di rendere più chiara la tematica, affrontandola dal lato tecnico e specificatamente dal lato Cloud, in particolare quello di Microsoft Azure.

Innanzitutto bisogna comprendere appieno l’opportunità offerta dal fenomeno “Industria 4.0” cosicché si possa di seguito abbracciare il cloud Microsoft come piattaforma con i suoi costi e i suoi challenge.

L’allegato A riguardante l’iper e super ammortamento elenca alcune caratteristiche importanti per un progetto di smart industry:

-oggetto dell’iper e super ammortamento sono macchinari utensili, ossia la produzione di beni o il ciclo che ne consegue. Ciò riguarda il modo con cui un’azienda produce e che deve essere di tipo “moderno”;

-questi macchinari sono “controllati da sistemi computerizzati”: qualcosa di più evoluto di un semplice controllo locale della macchina. La parola “computer” mette più in evidenza una capacità di calcolo simile ad un PC e l’interconnessione ad una rete, almeno locale, dell’azienda;

-la programmazione della macchina non è solo a bordo macchina, ma anche da remoto; in questo modo il lavoro dell’operatore viene agevolato in quanto lo può fare comodamente seduto dalla sua scrivania. Oppure l’azienda produttrice può fare una programmazione remota dall’azienda di produzione tramite un collegamento geografico;

-i dati, che posso rilevare dalla macchina oppure che posso inserire nella macchina, possono, anzi dovrebbero, provenire o finire in un altro applicativo aziendale, ad esempio l’ERP aziendale (il classico gestionale) oppure in un PLM (Product Lifecycle Management);

-bisogna usare interfacce grafiche semplici e intuitive (anche semplici dispositivi di input come il mouse o il tocco) per rendere più semplice il lavoro;

-i dati, rilevati non sono strettamente funzionali al prodotto, ma alla vita stessa della macchina, per indicare ad esempio un rendimento o un consumo energetico; questo fa sì che si possa prevedere e/o pianificare manutenzioni non solo ordinarie, ma anche straordinarie (se un valore è fuori scala) oppure preventive, se i dati permettono di “predire” un possibile guasto;

-le attività, indicate al punto precedente, devono essere ripetute con costanza nel tempo in modo da poter monitorare le condizioni di lavoro e dei parametri; ciò è fattibile grazie ad opportuni sensori.

L’allegato A ci dice altre cose, ma per ora ci fermiamo qui e lo riprenderemo in seguito.

Gli incentivi legati “Industria 4.0” hanno due obiettivi.

Un obiettivo immediato è quello meramente economico, legato ad un rinnovo dei macchinari, incentivando le aziende a comprare e i produttori ad offrire (smuovendo così il mercato).

Ma l’incentivo fiscale non è sufficiente se questo non porta ad un’ottimizzazione, miglioramento e aggiornamento della produzione e non permette alle aziende di essere competitive in un mercato globale già interconnesso. E questo passaggio va fatto non lasciando la macchina isolata ma forzando un’integrazione, un dialogo, con altri processi. Se l’azienda non è pronta a migliorare i suoi processi, probabilmente non può accedere agli incentivi di “Industria 4.0”. E questo è il secondo obiettivo, quello a lungo termine. Il processo di integrazione non è possibile se non cominciamo a prendere in considerazione altri ambiti e/o tecnologie. Molte delle caratteristiche riportate nell’allegato ci fanno pensare ad un altro fenomeno strettamente correlato, ovvero l’Internet of Things, in italiano “Internet delle cose”, che sarà oggetto del prossimo articolo.

Scopri il secondo articolo di questa serie:
– Parte II: Embedded Thing

Questo post è scritto da Marco Parenzan.
Marco Parenzan è professionista per le architetture Cloud, IoT e lo sviluppo in .NET. Ha ricevuto il titolo di MVP su Microsoft Azure sin dal 2014. È uno speaker in Italia su Azure e lo sviluppo di .NET. E’ un community lead per 1nn0va, una community ufficiale Microsoft a Pordenone, in Italia. Ha scritto un libro su Azure nel 2016. Ama sviluppare retrogames e leggere fumetti.

 

 

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